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J.K. Rowling


Chi è Joanne Kathleen Rowling? Cos'ha fatto prima di diventare una scrittrice milionaria? Lasciamo che ce lo racconti lei. In questa pagina troverete tre interviste o estratti di libri (tutti tradotti da me) che ci permetteranno di conoscere meglio la mamma di Harry Potter.


JK Rowling smentisce la pubblicazione della sua Enciclopedia Potteriana!! (Maggio 2012)

La notizia arriva dritta dritta dalle FAQ del sito ufficiale di Jo, quindi purtroppo non è smentibile..

Adoro condividere informazioni sul mondo di Harry a titolo grauito su Pottermore, e non ho alcuna seria intenzione di pubblicarle sotto forma di libro.

La notizia è arrivata subito che la Bloomsbury ha annunciato un nuovo cofanetto in 3 libri su Harry Potter, contenente una riedizione della Fiabe di Beda il Bardo, del Quidditch attraverso i secoli e di Animali fantastici: dove trovarli


Nel numeri di Giugno 2011 di Words with JAM magazine, l'autrice J.K. Rowling ha discusso dei suoi libri di infanzia (Il Cavallino Bianco), di Harry Potter e degli e-book, pronunciandosi a favore dei libri in versione elettronica. La fonte da cui è preso il frammento che pubblichiamo è Portus.

Qual è stato il libro della tua infanzia?

Il Cavallino Bianco, di Elizabeth Goudge. L'atmosfera è perfetta; un perfetto mix di fiaba e realtà. Ha una eroina semplice, il che mi rendeva felicissima da piccola, perchè ero una ragazza molto semplice e non avevo ancora conosciuto eroine letterarie che non fossero di una bellezza mozzafiato. Le frasi iniziali del Cavallino Bianco mi hanno accompagnato per tutta la vita. Goudge dice che ci sono tre tipi di persone al mondo: chi trova consolazione nel cibo, chi nella letteratura e chi nella cura di se stessi.

Di quale parola o frase fai abuso nella scrittura e nella vita?

Non ne vado fiera ma probabilmente si tratta di parolacce nella vita di tutti i giorni. Scrivendo i libri di Harry Potter, era davvero seccante continuare a scrivere 'passaggio', 'corridoio' e tutti altri termini che si relazionavano ai continui spostamenti dei miei eroi a Hogwarts.

Ebook, amici o nemici?

Amici. Non ha senso cercare di scoraggiare il progresso, la carta stampata però non morirà mai; niente può essere paragonato alla sensazione di toccare un libro. Adoro le pagine da sfogliare e la possibilità di sottolineare le frasi più belle. Trovo i libri stampati motivo di bellezza, e non parlo come una collezionista di prime edizioni da non rovinare ma come qualcuno che adora una edizione tascabile luccicante e l'odore di un libro di seconda mano. Tuttavia, ci sono casi in cui gli e-book sono una fortuna. La scorsa estate abbiamo dimenticato di metterne uno in valigia per i piccoli, e apprezzo davvero la magia di poterne scaricare uno in pochi secondi. Questa estate sarà la prima volta che porterò con me in vacanza cinquanta libri senza dover riempire la valigia.

La Pietra Filosofale fu pubblicato nel 1997. Sei cambiata come scrittrice?

Spero di essere migliorata, credo di sì.


Dopo Harry Potter, un'enciclopedia di magia! (Ansa 2007)

LONDRA Qualunque sia il destino di Harry Potter nel settimo e ultimo libro della saga (morirà? si sposerà?) una cosa è certa: la sua autrice, la scrittrice britannica Johanne Kathleen Rowling, non ha intenzione di abbandonare la sua gallina dalle uova d'oro e ha in mente di scrivere un'enciclopedia della magia. Rowling, 41 anni, ha raccolto grazie alle avventure del piccolo mago una fortuna superiore a quella della regina Elisabetta, ben 545 milioni di sterline (800 milioni di euro) tra vendite dei libri e diritti d'autore sull'adattamento cinematografico, e sembra proprio non aver intenzione di lasciare il mondo della stregoneria dopo la pubblicazione, prevista per il luglio prossimo, di Harry Potter and the Deathley Hallows. Utilizzando gli appunti di anni di lavoro la scrittrice compilerà un'enciclopedia nella quale (sullo stile di un altro grande autore britannico, John Ronald Reuel Tolkien, il creatore della saga del Signore degli Anelli) traccerà la genealogia della scuola di magia di Hogwarts e descriverà nei minimi particolari le vite dei personaggi che nei sette libri di Harry Potter hanno trovato solo poche righe di spazio. Ho sempre saputo che la storia di Harry si sarebbe conclusa con il settimo libro ma dirgli addio è stato molto difficile. Non ho mai provato un mix di sentimenti così estremi allo stesso momento. Non pensavo ci si potesse sentire contemporaneamente euforici e affranti, aveva detto qualche tempo Rowling. La scrittrice ha chiarito in varie occasioni che i suoi fan dovranno rassegnarsi perchè a Harry Potter and the Deathley Hallows non seguiranno altri romanzi sul giovane mago ma oggi sembra averci, in parte, ripensato. Potrei scrivere un ottavo libro della saga per beneficenza, una sorta di enciclopedia sul mondo di Harry, così potrò finalmente utilizzare tutto quel materiale che non sono mai riuscita ad inserire nei libri, ha dichiarato al domenicale britannico Sunday Telegraph. La saga di Harry Potter è uno dei più grandi casi editoriali della storia. I romanzi della Rowling sono stati tradotti in 66 lingue, tra cui il greco antico ed il cinese mandarino (dove il nostro eroe si chiama Ha-li Po-te), dei quattro film che ne sono stati tratti tre si trovano nella top 10 per gli incassi al botteghino in tutto il mondo. Il settimo e ultimo episodio è stato già prenotato in 300 milioni di copie.


Questa è un'intervista rilasciata ad Amazon.com nel 2007, il cui testo originale potete trovare qui.

Amazon.com: Voleva diventare una scrittrice, da piccola?

Rowling: Sì, ho sempre desiderato diventare una scrittrice da quando mi ricordo. L'inglese è stato sempre la mia materia preferita a scuola, quindi tutti si chiedono come mai mi sia laureata in francese.

Amazon.com: Quanti anni aveva quando ha iniziato a scrivere e qual è stato il suo primo libro?

Rowling: Ho scritto il mio primo racconto all'età di sei anni. Parlava di un coniglio che si chiamava Rabbit ["coniglio" in inglese, n.d.t.]. Molto fantasioso. Da quel momento ho sempre scritto.

Amazon.com: Perchè ha scelto di diventare una scrittrice?

Rowling: Se qualcuno mi chiedesse la ricetta della felicità, il primo passo sarebbe scoprire quello che ti piace fare più di ogni altra cosa al mondo, il secondo trovare qualcuno che ti paghi per farlo. Mi considero davvero molto fortunata perchè riesco a mantenermi scrivendo.

Amazon.com: Ha progetti di scrivere libri per adulti?

Rowling: I miei primi due romanzi - che non ho mai provato a far pubblicare - erano per adulti. Penso che potrei scriverne un altro, ma non immagino mai un pubblico preciso quando scrivo. Prima viene l'idea, quindi dipende solo dall'idea che mi prenderà in seguito.

Amazon.com: Quanto impiega a scrivere un libro?

Rowling: Per il mio ultimo libro - il terzo nella serie di Harry Potter - ci ho messo circa un anno, che è un tempo abbastanza breve per me. Se riesco a finire il quarto libro di Harry Potter per l'estate, che è la mia scadenza, sarà quello che ho scritto più velocemente: in otto mesi circa.

Amazon.com: Da dove le sono venute le idee per i libri di Harry Potter?

Rowling: Non ho idea di dove siano venute le idee, e spero di non scoprirlo mai, mi rovinerebbe l'eccitazione se risultasse che ho una strana piccola ruga sulla superficie del mio cervello che mi fa pensare a binari invisibili.

Amazon.com: Come sono venuti fuori i nomi dei personaggi?

Rowling: Alcuni nomi nei libri di Harry Potter li ho inventati, ma colleziono anche nomi strani. Li prendo da santi medievali, mappe, dizionari, piante, monumenti ai caduti, e persone che ho incontrato!

Amazon.com: I suoi personaggi sono basati su gente che conosce?

Rowling: Alcuni sì, ma devo stare molto attenta su cosa dico riguardo a questo. Spesso, le persone reali mi ispirano un personaggio, ma una volta che sono dentro la tua testa iniziano a diventare qualcosa di totalmente diverso. Il professor Piton e Gilderoy Allock sono entrambi versioni esagerate di persone che ho conosciuto, ma sono diventati molto diversi una volta portati sulla pagina. Hermione è un po' come me quando avevo undici anni, sebbene sia molto più intelligente.

Amazon.com: Qualcuna delle storie è basata sulla sua vita, su persone che conosce?

Rowling: Non ho consapevolmente basato sulla mia vita nulla dei libri di Harry Potter, ma, ovviamente, questo non vuol dire che i tuoi sentimenti non scivolino dentro comunque. Quando ho letto il capitolo dodici del primo libro, "Lo Specchio delle Brame", ho visto che ho dato a Harry molti sentimenti sulla morte di mia madre, sebbene non ne fossi consapevole quando lo stavo scrivendo.

Amazon.com: Da dov'è venuta l'idea del Quidditch?

Rowling: Ho inventato il Quidditch la volta che passai la notte in una stanza molto piccola al Bournville Hotel a Didsbury, Manchester. Volevo uno sport per i maghi e ho sempre voluto vedere uno sport in cui ci fosse più di una palla che giocava allo stesso tempo. L'idea mi divertiva. Lo sport Babbano a cui assomiglia di più è la pallacanestro, che è probabilmente lo sport che mi piace più guardare. Mi sono divertita molto a fare le regole e ho ancora il notes su cui leho scritte, completo di diagrammi, e tutti i nomi delle palle che ho provato prima di scegliere Boccino, Bolidi e Pluffa.

Amazon.com: Da dov'è venuta l'idea delle lezioni di magia e degli incantesimi?

Rowling: Ho deciso le materie scolastiche molto presto. La maggior parte degli incantesimi sono inventati, ma alcuni di loro sono basati su quello che la gente pensava che funzionasse. Dobbiamo molta della nostra conoscenza scientifica agli alchimisti!

Amazon.com: Di quali ingredienti pensa che tutti i libri di Harry Potter abbiano bisogno?

Rowling: Non penso mai in termini di ingredienti, ma penso che se dovessi citarne alcuni direi umorismo, personaggi forti, e una trama ineccepibile. Queste cose sommate insieme formano il tipo di libro che mi piace leggere. Oh, dimenticavo, il terrore - beh, non mi prefiggo mai di spaventare la gente, ma sembra che scivoli dentro strada facendo.

Amazon.com: Scrive a mano o al computer?

Rowling: Mi piace ancora scrivere a mano. Normalmente faccio una prima bozza con carta e penna, e poi correggo una prima volta quando batto a computer. Per qualche ragione, preferisco di gran lunga scrivere in nero invece che in blu, e, in un mondo perfetto, userei sempre carta a righe strette. Ma ero famosa per scrivere su ogni sorta di cose strane quando non avevo un notes con me. I nomi delle Case di Hogwarts li ho creati sul retro di un sacchetto per il vomito di un aereo. Sì, era vuoto.

Amazon.com: Quali libri le piace leggere?

Rowling: La mia scrittrice preferita è Jane Austen. Ho letto tutti i suoi libri così tante volte che ho perso il conto. Il mio scrittore vivente preferito è Roddy Doyle, che penso che sia un genio. Penso che facciano cose simili - creano personaggi a tutto tondo, spesso con poche, o senza, descrizioni fisiche, esaminano il normale comportamento umano in un modo non sentimentale e lo stesso toccante - e, ovviamente - sono DIVERTENTI.

Amazon.com: Quali libri ha letto da bambina? Hanno influenzato in qualche modo il suo modo di scrivere?

Rowling: E' sempre difficile dire quali sono state le tue influenze. Tutto quello che hai visto, sperimentato, letto o sentito finisce a pezzi come concime nella tua testa e poi le tue idee crescono da quel concime. Tre libri che ho letto da bambina mi sono rimasti in mente. Uno è Il piccolo cavallo bianco, di Elizabeth Goudge, che è stato probabilmente il mio libro preferito da piccola. Il secondo è Il Topo Manx, di Paul Gallico, che non è il libro più famoso di Gallico, ma che penso sia fantastico. Il terzo è Grimble, di Clement Freud. Grimble è uno dei libri più divertenti che abbia mai letto, e Grimble stesso, che è un ragazzino, è un personaggio favoloso. Mi piacerebbe vedere un film su Grimble. A quanto ne so, questi ultimi due bei pezzi di letteratura non vengono più stampati, quindi, se qualche editore legge questo, potrebbe per favore rispolverarli e rimetterli in stampa così che altre persone li possano leggere?


Questo è un'estratto di un libro su J.K. Rowling nella serie "Telling Tales" (2002), sugli scrittori per l'infanzia più famosi della Gran Bretagna.

Che cosa leggeva lei da bambina?

Il mio libro preferito era Il Piccolo Cavallo Bianco di Elizabeth Goudge. Probabilmente aveva qualcosa a che fare con il fatto che l’eroina era abbastanza bruttina ma è un libro molto ben fatto e intelligente e più lo leggi, più sembra intelligente. E forse più di ogni altro ha un’influenza diretta sui libri di Harry Potter. L’autrice ha incluso dettagli di quello che i personaggi mangiavano e mi ricordo che mi piaceva questo. Forse avrete notato che elenco sempre il cibo che si mangia a Hogwarts. La scrittrice che mi ha influenzato di più, senza dubbio, è Jessica Mitford. Quando la mia prozia mi diede Hons e i Ribelli, quando avevo 14 anni, diventò immediatamente la mia eroina. Scappò via da casa per combattere nella guerra civile spagnola, portando con lei una macchina fotografica che aveva messo nel conto di suo padre. Mi sarebbe piaciuto avere il coraggio di fare qualcosa del genere. Mi piace il modo in cui non perde mai i suoi tratti da adolescente, rimanendo fedele alle sue idee politiche – era una socialista autodidatta – durante tutta la sua vita. Penso di aver letto tutto quello che ha scritto. Ho anche chiamato mia figlia come lei.

Cos’ha fatto quando ha lasciato la scuola?

Sono andata all’università di Exeter per quattro anni, incluso un anno in cui ho insegnato inglese a Parigi, che mi è piaciuto moltissimo. All’inizio Exeter è stato un po’ uno shock. Mi aspettavo di trovarmi tra molte persone simili – con idee radicali. Ma non è stato così. Comunque, una volta fatto amicizia con persone che la pensavano come me, ho iniziato a divertirmi. Anche se non penso di aver lavorato tanto quanto avrei potuto.

Perchè ha scelto di studiare lingue quando amava così tanto la letteratura inglese?

E’ stato un po’ uno sbaglio. Certamente non facevo tutto quello che mi dicevano i miei genitori ma penso di essere stata influenzata dal loro pensiero che conoscere le lingue sarebbe stato meglio per trovare un lavoro. Non è lo rimpianga amaramente, ma è stata una decisione strana per una che voleva veramente solo diventare una scrittrice, non che avessi il coraggio di dirlo a qualcuno, ovviamente.

Dov’è andata una volta laureata?

Questo è stato un errore ancora più grande. Sono andata a Londra a fare un corso per segretarie bilingue. Ero – sono – completamente inadatta per quel genere di lavoro. Io una segretaria? Sarei il vostro peggiore incubo. L’unica cosa che imparai fu battere a macchina. Ora batto a macchina tutti i miei libri, quindi è stato incredibilmente utile. Sono abbastanza veloce.

Quand’è stata la prima volta che Le è venuta in mente l’idea di Harry Potter?

Il mio ragazzo si stava trasferendo a Manchester e voleva che mi trasferissi anch’io. E’ stato durante il viaggio di ritorno in treno da Manchester a Londra, dopo un week-end passato a cercare un appartamento, che Harry Potter ha fatto la sua apparizione. Non ho mai provato un tale impeto di eccitazione. Capii immediatamente sarebbe stato divertentissimo da scrivere.

Non sapevo che sarebbe stato un libro per bambini – sapevo solo che avevo questo ragazzo. Harry. Durante quel viaggio ho anche scoperto Ron, Nick-Quasi-Senza-Testa, Hagrid e Pix. Ma con l’idea della mia vita che mi frullava per la testa, non avevo una penna che funzionasse! E non andavo mai da nessuna parte senza la mia penna e il mio notes. Quindi, invece di cercare di scriverlo, dovetti pensarlo. E penso che questa sia stata una cosa positiva. Ero assediata da una montagna di dettagli e se non fossero sopravvissuti a quel viaggio probabilmente non sarebbe valsa la pena di ricordarli.

La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è stata la prima cosa su cui mi sono concentrata. Pensavo ad un posto di grande ordine ma immenso pericolo, con bambini che avevano abilità con le quali potevano stupire i loro insegnanti. Logicamente doveva essere ambientato in un posto appartato e presto lo ambientai in Scozia, nella mia mente. Penso che fu un inconscio tributo al luogo dove i miei genitori si sono sposati. La gente continua a dire che sanno su cosa mi sono basata per Hogwarts – ma hanno tutti torto. Non ho mai visto un castello in nessun posto che assomiglia a come io mi immagino Hogwarts.

Così sono tornata all’appartamento quella notte e ho iniziato a scrivere tutto in un piccolo, economico notes. Ho scritto le liste di tutte le materie che si dovevano studiare – sapevo che dovevano essere sette. I personaggi sono venuti per primi e poi ho dovuto trovare nomi che si adattassero loro. Gilderoy Lockhart [Allock nella versione italiana, n.d.t.] è un buon esempio. Sapevo che il suo nome doveva fare un bel tintinnio. Stavo cercando nel Dizionario degli Aforismi e delle Fiabe – una grande eme per i nomi – e mi sono imbattuta in Gilderoy, un bandito scozzese, bello. Esattamente quello che volevo. E poi ho trovato Lockhart in un memoriale della prima guerra mondiale. Insieme dicevano tutto quello che volevo sul personaggio.

Può descrivere il processo che porta alla creazione delle storie?

E’ stata una questione di scoprire perchè Harry era dov’era, perchè i suoi genitori erano morti. Lo stavo inventando ma mi sentivo come se stessi facendo una ricerca. Alla fine di quel viaggio in treno sapevo che doveva essere una serie di sette libri. So che questo è estremamente arrogante per una che non ha mai pubblicato niente, ma è così che mi è venuto in mente. Mi ci sono voluti cinque anni per pianificare la serie, per decidere la trama di ognuno dei sette romanzi. So cosa e chi arriverà in che momento, e può sembrare come salutare un vecchio amico. Il professor Lupin, che appare nel terzo libro, è uno di miei personaggi preferiti. E’ una persona danneggiata, letteralmente e metaforicamente. Penso che sia importante che i bambini sappiano che anche gli adulti hanno i loro problemi, che lottano. Il fatto che sia un lupo mannaro è una metafora delle reazioni della gente alla malattia e all’handicap.

Quasi sempre ho delle storie complete per i miei personaggi. Se mettessi tutti quei dettagli, ogni libro sarebbe della dimensione dell’Enciclopedia Britannica, ma devo stare attenta a non presumere che il lettore sappia quello che so io. Sirius Black è un buon esempio. Ho preparato un’infanzia intera per lui. Il lettore non ha bisogno di sapere questo ma io sì. Ho bisogno di sapere molto di più di loro perchè sono quella che muove i personaggi attraverso le pagine.

Ho inventato il gioco del Quidditch dopo un grande litigio con il ragazzo con cui vivevo a Manchester. Sono uscita come una furia dalla casa, sono andata in un pub - e ho inventato il Quidditch.

Ha lasciato il lavoro per scrivere i libri?

Oh no! Mi sono trasferita a Manchester e ho lavorato per la Camera di Commercio di Manchester – per poco tempo perchè sono stata licenziata quasi subito. Poi sono andata al lavorare all’università ma ero veramente moltoinfelice. Mia madre morì circa un mese dopo che mi ero trasferita. E poi ci hanno svaligiato e hanno rubato tutto quello che mia madre mi aveva lasciato. La gente è stata incredibilmente gentile e amichevole ma decisi che volevo andarmene.

Sapevo che mi era piaciuto insegnare inglese come lingua straniera a Parigi e ho pensato a come sarebbe stato andare all’estero, insegnare un po’, prendere il mio manoscritto, avere un po’ di sole…così sono andata a vivere a Oporto in Portogallo, insegnando a studenti dagli otto ai 62 anni. Erano soprattutto adolescenti che si preparavano per esami, ma c’erano anche uomini d’affari e casalinghe. Gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni erano chiaramente i miei preferiti. Erano così pieni di idee e possibilità, si formavano delle opinioni. Sono diventata la direttrice di quel dipartimento.

Dopo sei mesi ho incontrato il mio futuro marito, un giornalista. Ci siamo sposati e l’anno successivo ho avuto Jessica, proprio prima del mio ventottesimo compleanno. Quello è stato, senza dubbio, il momento migliore della mia vita. A quel punto avevo completato i primi tre capitoli di Harry Potter e la Pietra Filosofale, quasi esattamente come appaiono nel libro pubblicato. Il resto del libro era solamente un abbozzo.

Perchè si è trasferita a Edimburgo?

Era diventato chiaro che il matrimonio non stava funzionando e decisi che sarebbe stato più facile se fossi ritornata in Gran Bretagna. Il mio lavoro non era affatto sicuro e, ovviamente, si fermava completamente durante le vacanze estive. Ero preoccupata di trovare un lavoro durante quel periodo, specialmente con una bambina piccola. Sono tornata a Edimburgo per stare con mia sorella per Natale e ho pensato: posso essere felice qui, e lo sono stata.

Le uniche persone che conoscevo a Edimburgo erano mia sorella e la sua migliore amica. Avevo incontrato il marito di mia sorella solo una volta prima d’ora. La maggior parte dei miei amici erano a Londra ma sentivo che Edimburgo era il tipo di città nella quale volevo far crescere la mia bambina. Abbastanza presto mi sono fatta dei buoni amici. Forse era il mio sangue scozzese che mi richiamava a casa.

Come ha continuato a scrivere?

Decisi di ritornare a insegnare per guadagnarmi da vivere ma prima dovetti procurarmi un’abilitazione – un certificato post-laurea in Educazione. Questo avrebbe richiesto un anno, quindi sapevo che se non facevo uno sforzo per finire il libro in quel momento, probabilmente non l’avrei mai finito. Ho fatto uno sforzo immenso, sovrumano. Mettevo Jessica nel passeggino, la portavo al parco e cercavo di farla stancare. Quando si addormentava, correvo in un caffè e scrivevo. Non tutti i bar approvavano che stessi seduta per un paio d’ore consumando solo una tazza di caffè. Ma mio cognato aveva appena aperto un locale di sua proprietà – Nicolson’s – e ho pensato che forse mi avrebbero accolto bene. Stavo attenta ad andarci quando non erano occupati e i camerieri erano molto gentili. Ero solita scherzare su quello che avrei fatto per loro se il mio libro fosse stato pubblicato e se avesse venduto bene…non ero ancora sicura che sarebbe mai stato pubblicato. Quindi il mio primo libro è stato terminato nel Nicolson’s.

Cos'è successo dopo la pubblicazione di Harry Potter e la Pietra Filosofale?

Il mio editore fu molto incoraggiante e mi disse che stava vendendo sorprendentemente bene. Non c’era stata nessuna fanfara – una buona recensione in “The Scotsman”, seguita da qualche altra – ma per la maggior parte sembrarono essere solo parole. Poi la mia casa editrice americana, la Scholastic, comprò i diritti per il primo libro per più soldi di quanti ci si sarebbe mai aspettato. Lo scoppio della pubblicità mi terrorizzò. Insegnavo part-time e cercavo di scrivere Harry Potter e la Camera dei Segreti. Rimasi pietrificata dall’attenzione.

Cosa le fece decidere di diventare una scrittrice a tempo pieno?

Non fu una decisione facile. Non sapevo se sarebbe stato tutto un fuoco di paglia. E dovevo pensare a mia figlia. Ma pensai che probabilmente potevo permettermi di scrivere a tempo pieno per due anni, sebbene rischiassi la mia carriera di insegnante perchè non avrei guadagnato l’esperienza necessaria per ritornare ad avere una carriera come professoressa. Quando vinsi il premio Smarties Book, le vendite iniziarono ad aumentare. Presi il mio primo assegno per diritti d’autore. Non mi aspettavo di guadagnare nessun diritto d’autore – non per un primo romanzo – quindi fu un momento in cui mi sono sentita molto orgogliosa.

Ricevette delle lettere dai suoi lettori?

Mi ricordo la mia prima lettera in assoluto di un fan, da Francesca Gray. Iniziava, “Caro signore…” L’ho incontrata da quella volta. Ci fu un crescente ruscello di posta, ma quando il libro iniziò a vendere bene in America, ci fu una inondazione di lettere. Capii che stavo presto diventando la mia inefficiente segretaria. Era veramente un problema simpatico da avere ma era giunto il momento di assumere qualcuno che facesse le cose come andavano fatte.

Cosa successe dopo la pubblicazione di Harry Potter e la Camera dei Segreti?

Raggiunse quasi subito il primo posto nella classifica dei bestseller, che pensai fosse incredibile. Dovete ricordare che queste cose mi presero immensamente di sorpresa. Il fatto è che è tutto successo molto velocemente, ma quello che importava era che avevo scritto un libro di cui andavo orgogliosa.

E Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban?

L’idea che i bambini facessero la fila nelle librerie per comprare copie dei miei libri mi rendeva felice. Ma ci sono altri lati più sconcertanti a quel livello di pubblicità – la mia fotografia che appare regolarmente sui giornali era qualcosa che non avevo mai previsto. Ma, lo stesso, i bambini stanno leggendo i libri. E sappiamo che anche gli adulti stanno leggendo i libri. E li amano. Questo è quello di cui mi ricordo quando mi sento assediata.

I suoi libri sono stati tradotti ora in almeno 50 lingue. Cosa ne pensa delle diverse versioni?

Recentemente ho ricevuto copie del primo Harry tradotto in giapponese – è bello. Ma penso che la traduzione che mi ha colpito di più sia quella greca.

A volte trovo strane, piccole anormalità. Nella traduzione spagnola, il rospo di Neville Paciock – che perde in continuazione – è stato tradotto come tartaruga. Il che sicuramente rende il fatto di perderlo molto più difficile. E non c’è nessun cenno dell’acqua in cui vive. Non voglio pensarci troppo…Nella traduzione italiana, il professor Dumbledore è stato tradotto come “Professore Silencio” [in realtà è “Silente”, la Rowling si ricorda male, N.d.T.]. La traduttrice ha preso il “dumb” [in inglese significa “muto”, N.d.T.] dal nome e ha basato la traduzione su questo. In realtà “dumbledore” è la parola antica per "calabrone". L’ho scelto perchè mi immagino questo mago benigno, sempre in movimento, che mormora tra sè, e mi piace molto anche il suono della parola. Per me “Silencio” è una totale contraddizione. Ma il libro è molto popolare in Italia – quindi, ovviamente agli italiani non importa!

Pensa che finirà tutti e sette i romanzi di Harry Potter?

Assolutamente – se non altro per me stessa.

Che cosa farà una volta completato il settimo?

Sarà una cosa incredibile finire i libri. Sarà stato davvero molto tempo che avrò passato con questi personaggi nella mia testa e so che sarà triste lasciarli. Ma so che li lascerò in pace.

Sono sicura che scriverò sempre, almeno finchè non comincerò a dare i numeri. Sono molto, molto fortunata. Per il successo di Harry Potter. Non ho bisogno di farlo da un punto di vista finanziario, nessuno mi costringe. Ho solo bisogno di farlo per me stessa. A volte penso di essere adatta, per quanto riguarda il mio temperamento, ad essere una scrittrice solo moderatamente famosa, con l’attenzione puntata sui libri invece che su di me. E’ stato già abbastanza meraviglioso pubblicare un mio libro. La ricompensa più grande è l’entusiasmo dei lettori.

Ci sono delle volte – e non voglio sembrare ingrata – in cui darei volentieri indietro un po’ dei soldi in cambio di un po’ di tempo e di pace per scrivere. Questo è stato lo stress più grande, soprattutto mentre scrivevo il quarto libro. Sono diventata famosa e non mi sento molto a mio agio così. A causa della fama, delle cose veramente difficili sono accadute e c’è voluta molta forza di volontà per scacciarle dalla mia mente. E ho anche dovuto fare salti mortali per districarmi tra la pressione per promuovere ogni libro e quella dai lettori – e da me stessa – per finire il prossimo. Ci sono state alcune settimane nere in cui mi sono chiesta se ne valeva la pena, ma sono andata avanti, faticosamente.

Se prendete qualsiasi persona famosa, ci sono sempre dei problemi che la accompagnano, e non è piacevole. Ma lo stesso so che sono una persona straordinariamente fortunata, che fa quello che ama di più al mondo.


Questo è un estratto del libro The not especially fascinating life so far of J.K. Rowling (1998), la biografia dell'autrice. Il testo inglese l'ho trovato qui

Sono nata al Chipping Sodbury General Hospital, il che mi sembra appropriato per una che colleziona nomi buffi. Mia sorella Di [Diana, N.d.T.], nacque solo circa due anni dopo e fu la persona che dovette sopportare i miei primi tentativi come narratrice (ero molto più grande di lei e potevo immobilizzarla). I conigli apparivano spesso nelle nostre prime sessioni racconta-storie: volevamo disperatamente un coniglio.
Di si ricorda ancora di quando le raccontai una storia in cui lei cadeva giù per la tana di un coniglio e la famiglia di coniglietti che viveva al suo interno le dava da mangiare delle fragole. Sicuramente, la prima storia che abbia mai scritto (quando avevo cinque o sei anni) era su un coniglio chiamato Rabbit ["coniglio" in inglese, N.d.T.]. Lui si era preso il morbillo e i suoi amici, inclusa un'ape gigante chiamata Miss Bee ["Signorina Ape" in inglese, N.d.T.], erano venuti a fargli visita. E dai tempi di Rabbit e Miss Bee, ho sempre voluto diventare una scrittrice, sebbene non l'avessi praticamente detto a nessuno. Avevo paura che mi dicessero che non avevo speranze.

Traslocammo due volte nella mia infanzia. Il primo trasloco fu da Yate (appena fuori Bristol) a Winterbourne (dall'altra parte di Bristol). Io e mi sorella eravamo solite giocare con un gruppo di bambini su e giù per la strada a Winterbourne. Due membri del gruppo erano un fratello e una sorella il cui cognome era Potter. Mi è sempre piaciuto il nome, ma allora ero sempre più interessata ai cognomi dei miei amici che al mio ("Rowling" si pronuncia come "rolling", che di solito portava a fastidiose prese in giro sui "rolling pins" ["mattarelli" in inglese, N.d.T]).

Quando avevo nove anni, ci trasferimmo a Tutshill vicino a Chepstow, nella Forest of Dean. Eravamo finalmente in campagna, che è sempre stato il sogno dei miei genitori, dato che erano entrambi londinesi. Mia sorella e io passavamo la maggior parte del tempo a vagabondare, senza essere sorvegliate, attraverso i campi e lungo il fiume Wye. L'unico neo era il fatto che odiavo la mia nuova scuola. Era un posto molto piccolo e molto all'antica dove i banchi con alzata avevano ancora il foro per la boccetta dell'inchiostro. La mia insegnante, la signora Morgan, mi spaventava a morte. Mi diede un test di matematica il primissimo giorno e dopo un enorme sforzo riuscii a ottenere 0/10 - non avevo mai fatto le frazioni prima di allora. Quindi mi fece sedere nella fila di banchi alla sua estrema destra. Mi ci vollero un po' di giorni per capire che ero nella fila degli "stupidi". La signora Morgan posizionava tutti nella classe a seconda di quanto intelligenti pensava che fossero; i più brillanti sedevano alla sua sinistra e tutti quelli che pensava fossero ottusi, sedevano sulla destra. Io ero il più a destra che era possibile senza andare a finire nel cortile. Alla fine dell'anno ero stata promossa alla seconda fila sulla sinistra, ma ad un prezzo: la signora Morgan mi scambiò di banco con la mia migliore amica, così che, con soli pochi passi attraverso l'aula, ero diventata intelligente ma impopolare.

Dopo la scuola elementare di Tutshill andai alla Wyedean. Avevo sentito le stesse dicerie su Wyedean che Harry sente da Dudley sulla scuola di Stonewall. Ma non era vero - almeno, a me non è mai successo. Ero tranquilla, lentigginosa, miope e una schiappa negli sport (a quanto ne so, sono l'unica persona che è riuscita a rompersi un braccio giocando a netball). La mia materia preferita in assoluto era l'inglese, ma mi piacevano anche le lingue straniere. Raccontavo ai miei amici, tranquilli e studiosi come me, delle lunghe storie a puntate durante il pranzo. Di solito ci vedevano tutti compiere azioni eroiche e audaci che non avremmo certo fatto nella vita reale: eravamo tutti troppo secchioni. Una volta però ho avuto uno scontro con la ragazza più forte del mio anno, ma non avevo uno straccio di possibilità: lei ha iniziato a picchiarmi e io potevo o picchiarla a mia volta oppure cadere giù e fingermi morta. Per qualche giorno diventai famosa perchè non era riuscita a stendermi. La verità era che il mio armadietto era proprio dietro di me e mi aveva tenuto su. In seguito ho passato settimane a scrutare nervosamente dietro gli angoli nel caso volesse tendermi un'imboscata.

Diventai meno tranquilla quando maturai. Tanto per cominciare, iniziai a mettere le lenti a contatto, che diminuirono la mia paura di essere colpita in faccia. Scrissi molto durante la mia adolescenza, ma non mostrai nessuno dei miei scritti ai miei amici, ad eccezione di alcune storie divertenti che di nuovo ci rappresentavano come personaggi un po' mascherati. L'ultimo anno diventai caposcuola e mi ricordo solo due cose che dovevo fare: una era portare in giro per la scuola le signore importanti, e l'altra era fare un'assemblea scolastica. Decisi di far ascoltare un disco per ridurre il tempo in cui dovevo parlare in pubblico. Il disco era graffiato e continuò a suonare lo stesso verso di una canzone finchè la vicepreside lo prese a calci.

Subito dopo la scuola andai all'università di Exeter, dove studiai francese. Quello fu un grosso errore. Avevo dato troppo retta ai miei genitori, che pensavano che le lingue straniere avrebbero portato a una brillante carriera come segretaria bilingue. Sfortunatamente, io sono una delle persone più disorganizzate del mondo e, come dimostrai in seguito, la peggiore segretaria in assoluto. L'unica cosa che mi piaceva del lavorare in ufficio era riuscire a battere storie al computer quando nessuno vedeva. Non prestavo molta attenzione nelle riunioni perchè di solito scribacchiavo pezzi dei miei ultimi racconti sui margini del notes o sceglievo nomi perfetti per i personaggi. Questo è un problema se si suppone che tu debba tenere i verbali delle riunioni.

A ventisei anni abbandonai completamente gli uffici e andai all'estero per insegnare inglese come lingua straniera. I miei studenti mi prendevano in giro per il cognome; è stato come ritornare a Winterbourne, anche se i bambini portoghesi dicevano "Rolling Stones" invece di "rolling pin". Mi piaceva moltissimo insegnare l'inglese e, dato che lavoravo i pomeriggi e le sere, avevo le mattine libere per scrivere. Questa era davvero una bella notizia dato che avevo appena iniziato il mio terzo romanzo (i primi due li abbandonai non appena realizzai che erano pessimi). Il nuovo libro parlava di un ragazzo che scopriva di essere un mago e veniva mandato in una scuola per maghi. Quando ritornai dal Portogallo, mezza valigia era piena di fogli con le storie su Harry Potter. Andai a vivere a Edimburgo con mia figlia, che era molto piccola, e mi diedi una scadenza: avrei finito il romanzo su Harry prima di iniziare a lavorare come insegnante di francese e avrei cercato di farlo pubblicare.

Un anno dopo che ebbi finito il libro, una casa editrice lo comprò. Il momento in cui scoprii che Harry Potter sarebbe stato pubblicato fu uno dei più belli della mia vita. A quel tempo lavoravo come insegnante di francese e tutti nei corridoi mi facevano la serenata con il primo verso del tema di Rawhide ("Rolling, rolling, rolling, keep those wagons rolling..." ["Rotola, rotola, rotola, continua a far rotolare quei vagoni", è una delle canzoni del musical The Blues Brothers, N.d.T.]). Pochi mesi dopo che Harry fu comprato per essere pubblicato in Inghilterra, una casa editrice americana comprò i diritti per una somma tale che mi permise di smettere di insegnare e scrivere a tempo pieno - l'ambizione della mia vita.

E ho un vero coniglio adesso. E' grossa, nera e mi graffia ferocemente ogni volta che cerco di prenderla in braccio. Alcune cose è meglio lasciarle all'immaginazione.